sabato 3 ottobre 2009

La tragedia di Messina - Ipocrisie e lacrime di coccodrillo

Una pioggia forte, un evento sicuramente eccezionale, ed ecco mezza montagna che viene giù, ed eccoci a guardare per televisione immagini drammatiche, ad assistere la conta dei morti, a leggere di atti di eroismo, a vedere i personaggi di sempre a versare qualche lacrima "ipocrita", a puntare tutti il dito contro l'abusivismo e contro il dissesto idrogeologico come se fossero una sorta di "calamità" divina.
Io non ci sto! Io dico basta a questa grande ipocrisia!
La colpa e dell'abusivismo? Bene!
E cosa diciamo rispetto a due condoni edilizi (1994 - 2005) che hanno legittimato milioni di metri cubi di cemento abusivo, concentrato per circa l'80% nel Mezzogiorno d'Italia?
La colpa e del dissesto idrogeologico? Bene!
E cosa diciamo del fatto che, da anni, a chi dice che bisogna mettere in campo un grande investimento per una gigantesca opera di manutenzione di un territorio così gracile, si risponde che non ci sono soldi e che sono mossi solo da vecchie ideologie?
E intanto vengono trovati i soldi per irreali operazioni militari e per opere faraoniche di cui nessuno a bisogno (ponte sullo stretto, variante di valico ecc...)
La colpa è dell'impermeabilizzazione del suolo? Bene!
E cosa diciamo del fatto che i piani regolatori che cercano di tutelare il suolo, a partire da quello agricolo, vengono accusati di "ingessare" lo sviluppo e si lavora a "varianti" tese ad aggirare questi vincoli?
La colpa è della antropizzazione forzata e delle cose nate male, una sopra l'altra? Bene!
Ma sbaglio o il 13 marzo, con l'accordo Stato - Regioni, si è dato il via libera ad operazioni di ampliamento e di ulteriore cementificazione nelle città? E da allora tutte le Regioni d'Italia stanno legiferando, chi con maggiore chi con minore oculatezza, per consentire questa ulteriore colata di cemento! Sempre nel nome dello sviluppo economico ovviamente!
Per lo meno si tacesse. In questo quadro di tutto abbiamo bisogno salvo l'ipocrisia.
Forse ci sarebbe bisogno che la sinistra avesse la forza di ricollocare "il governo del territorio" al centro della propria riflessione politica, rinunciando a rincorrere la destra nel racimolare qualche facile consenso anche su questo terreno.

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