lunedì 28 settembre 2009

Il Piano Casa della Regione Campania

La posizione assunta dal gruppo de “La Sinistra” in consiglio regionale, nei confronti del provvedimento, che andrà in discussione nell’assise regionale il prossimo 30 settembre, conosciuto come “piano case” è particolarmente ferma.
Il provvedimento è il frutto dell’accordo Stato – Regioni del 31/3/2009, che precede la possibilità per le Regioni di legiferare la possibilità di aumentare la volumetria delle case mono e bifamiliari del 20%, oppure di demolire e ricostruire aumentando del 35% la volumetria.
Questo, dice l’accordo, per rimettere in moto l’economia.
Si può essere d’accordo o meno sul fatto che l’economia del mattone possa avere questo ruolo trainante, ma tant’è: c’è un accordo da onorare. Su questo hanno legiferato ormai 13/14 regioni che si sono mosse entro questa “cornice” dell’accordo Stato – Regioni. Tutte le regioni, praticamente nessuna esclusa (di destra e di sinistra!) evitano di passare dal terreno “edilizio” (l’ampliamento!) a quello urbanistico (il governo del territorio!); tutte le regioni precisano che sulle costruzioni abusive condonate l’ampliamento non è consentito oppure, se consentito, viene detratto dall’ampliamento il volume condonato; tutte le regioni precisano che i Comuni debbano, entro tempi perentori, individuare aree comunali dove la legge non si applica; tutte le regioni si pongono ilo problema della non cumulabilità di quello che si può ampliare perché già previsto dagli strumenti urbanistici con l’ampliamento consentito a seguito all’accordo Stato – Regioni; le regioni più avanzate dal punto di vista del governo del territorio si pongono il problema della “coerenza” con gli strumenti urbanistici comunali (come richiesto dallo stesso accordo Stato – Regioni).
La Regione Campania, che ha il primato delle costruzioni abusive; che ha il primato delle case vuote nei centri antichi; che ha il primato delle persone che cercano alloggi, benché ad esempio una città come Napoli dove dal 1971 ad oggi la popolazione e diminuita di 266.594 e i vani sono aumentati di 500.000 unità; che ha una gracilità idrogeologica unica, che ha un rischio sismico fra i più alti; che ha rischio vulcanico al punto di avere una “zona rossa” che dovrebbe essere evacuata; che ha città con densità abitativa fra le più alte del mondo; che ha situazioni di periferie urbane fra le più degradate; che ospita una delle organizzazioni criminali più feroci del mondo: la camorra; cosa fa?

1) Decide di negare il governo del territorio (per ottenere che i comuni potessero dire la loro parola sulla legge si è avuta una battaglia di mesi)

2) Decide che i piani regolatori, anche dove esistono non contano nulla e vengono vanificati (parlare di coerenza con gli strumenti urbanistici locali, di piani attuativi, è sembrato una bestemmia)

3) Decide che le strutture industriali dismesse, senza precisare da quando tempo, possano essere convertite in abitazioni (in altri termini, per stare alla nostra realtà provinciale, se l’Alcatel chiude, chi la compra potrebbe, sulla base della normativa regionale che si vorrebbe approvarla, trasformarla in case!)

4) Decide che quelle variazioni di destinazione d’uso possono essere chiesti da chi, non un anno fa, ma domani mattina risulta essere il proprietario (ma che è l’imprenditore che può mettere in campo moneta liquida per business di tali dimensioni, portandone anche il prezzo d’acquisto fuori mercato? A noi risulta avere un nome: la camorra!)

5) Decide che chi ha realizzato abusivamente può anche ampliare l’abusivismo realizzato. E se non ha ancora condonato ha una corsia preferenziale per condonare.

6) Decide che dove gli strumenti urbanistici consentono la ristrutturazione con ampliamento di volumetria, si può ampliare ulteriormente a seguito dell’accordo Stato – Regioni.

7) Decidi il maxi condono in area agricola, consentendo forme di cambio di destinazione d’uso. Per cui i famosi “annessi agricoli”, abusivi o meno, diventano abitazioni. Senza nessuna connessione con l’attività agricola.

8) Decide che la legge 16/2004, sull’urbanistica, e la legge 13/2008, quella sul P.T.R., sono da cancellare. Vanificando anni di lavoro per dotare questa Regione di leggi sul terreno del governo del territorio.

Questo è “il piano case” regionale, fra quello che è uscito dalla Giunta Regionale e quello che in la “destra” è riuscita a far passare davanti ad un P.D. mai cosi in imbarazzo.
Una legge “unica” in Italia, che ci ricolloca, immediatamente, agli ultimi posti sul terreno del governo del territorio.
A nostro avviso un disastro!
La cosa che ci allarma è il trasversalismo che abbiamo registrato fra un P.D., mai così in imbarazzo, ed una “destra” in pieno furore da devastazione.
Tutti impegnati in un rincorsa a qualche centinaio di voti per le prossime Regionali.
Tutti già pronti con i fazzoletti in mano per versare qualche lacrima ipocrita al prossimo morto per il dissesto idrogeologico, seguito dalla eccessiva impermeabilizzazione del suolo, o per qualche crollo nel centro antico. Tutti pronti a scagliarsi veleni e scambiarsi responsabilità, alla prossima rilevazione dell’abusivismo in regione, o nello scempio paesaggistico, o sulle condizioni di vita nei nostri paesi, o sulla crisi dell’agricoltura che chiede suolo che le viene sottratto.
La Sinistra ha condotto la sua battaglia fino in fondo.
E se si parlerà di Edilizia Sociale, di ruolo dei Comuni, di limiti temporali nella sì dismissione degli immobili industriali se la legge sull’urbanistica verrà salvata, questo è dovuto solo ed esclusivamente a quella battaglia.
Ma a noi non basta.
Una pessima legge resta una pessima legge.
Dura sarà la posizione in Consiglio Regionale.
Lo abbiamo annunciato anche con una nota al Presidente Bassolino: non c’è vincolo di maggioranza che tenga su un tema come questo.

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