Gerardo Rosania è candidato alla carica di sindaco di Eboli.
Il programma, le liste che lo sostengono, l'andamento della campagna elettorale sono visibili sul nuovo sito
domenica 7 marzo 2010
mercoledì 14 ottobre 2009
Nuovo incendio delle eco balle a Coda di Volpe
Un nuovo incendio ha interessato le eco-balle depositate da oltre un anno a Coda di Volpe.
Noi eravamo rimasti ai proclami del Sindaco sul fatto che quelle eco-balle sarebbero state rimosse ad horas, eravamo rimasti alle diffide al Commissariato.
Probabilmente avevamo capito male noi.
Le eco-balle sono sempre lì, ogni tanto prendono fuoco (sarà autocombustione o il solito extracomunitario cattivo?) e continuano ad immettere diossina nell’area nel pieno della zona agricola.
Chissà se coloro cui sono destinati i nostri prodotti venissero a visitare i luoghi se sarebbero contenti di vedere che a fianco al campo di insalata, o di scarole, o di frutta, c’è un deposito di “monnezza” che ogni tanto va a fuoco.
Qualcuno, credo, finirà per domandarsi: ”ma quella diossina che si sprigiona con l’incendio, dove va a depositarsi?”.
Anche per questo fu un grande errore gravissimo rassegnarsi alle eco-balle a Coda di Volpe, non aver avuto la lucidità politica di mettere a disposizione del Commissariato, un sito alternativo, ed è gravissimo non aver ottenuto, oggi, la rimozione di quel deposito, anche perché il bruciatore di Acerra è entrato in funzione da mesi.
Non avevano detto che le “nostre” eco-balle sarebbero state le prime ad essere rimosse per poi portarle al bruciatore?
C’è qualcosa che non funziona.
Noi eravamo rimasti ai proclami del Sindaco sul fatto che quelle eco-balle sarebbero state rimosse ad horas, eravamo rimasti alle diffide al Commissariato.
Probabilmente avevamo capito male noi.
Le eco-balle sono sempre lì, ogni tanto prendono fuoco (sarà autocombustione o il solito extracomunitario cattivo?) e continuano ad immettere diossina nell’area nel pieno della zona agricola.
Chissà se coloro cui sono destinati i nostri prodotti venissero a visitare i luoghi se sarebbero contenti di vedere che a fianco al campo di insalata, o di scarole, o di frutta, c’è un deposito di “monnezza” che ogni tanto va a fuoco.
Qualcuno, credo, finirà per domandarsi: ”ma quella diossina che si sprigiona con l’incendio, dove va a depositarsi?”.
Anche per questo fu un grande errore gravissimo rassegnarsi alle eco-balle a Coda di Volpe, non aver avuto la lucidità politica di mettere a disposizione del Commissariato, un sito alternativo, ed è gravissimo non aver ottenuto, oggi, la rimozione di quel deposito, anche perché il bruciatore di Acerra è entrato in funzione da mesi.
Non avevano detto che le “nostre” eco-balle sarebbero state le prime ad essere rimosse per poi portarle al bruciatore?
C’è qualcosa che non funziona.
martedì 13 ottobre 2009
Lo svincolo autostradale di Eboli
La polemica montata, in questi giorni, sulla stampa rispetto alla ipotesi di uno svincolo autostradale, Eboli – Sud in coerenza col PRG della città, e di realizzarne un altro dedicato alla zona industriale Eboli – Battipaglia, che potrebbe servire anche un ipotetico ospedale unico, mi ricorda tanto l’antica vicenda dello snodo ferroviario.
Prima della guerra, Eboli fu individuata come sede dello snodo ferroviario dal quale si sarebbero diramate le strade ferrate per Reggio Calabria da un lato e per Potenza – Taranto dall’altro, ma i proprietari dei terreni da espropriare si opposero con forza.
Una politica debole, priva di un disegno complessivo della città e del territorio, si accordò.
I risultati di quella scelta nefasta li stiamo ancora pagando:lo snodo ferroviario andò a Battipaglia che da allora, in pochi anni, divenne il centro più importante della Piana.
Se abbiamo la necessità di avere un ospedale unico baricentrico fra Eboli e Battipaglia, per evitare che quello della nostra città sia a rischio, questo comporta che si faccia l’uscita autostradale fra le due città; se lo sviluppo dell’area industriale diventa un obiettivo, bisogna capire che con l’apertura della strada “La Carnale” e con la rotatoria sulla S.S. 18, anche in prospettiva dell’interporto, e comprendere che se non c’è quello svincolo dedicato, quello che verrà penalizzato è lo svincolo di Eboli.
Se si realizza, come durante l’Amministrazione Villani più volte si è ribadito, la parallela che parte da Pontecagnano e va verso Capaccio, bisognerebbe capire che se non si realizza lo svincolo Eboli – Sud, che rende più fruibile quello attuale di San Giovanni per chi vuole andare sulla fascia costiera, i flussi turistici necessariamente faranno capo all’uscita di Battipaglia.
La politica deve sapere guardare avanti, deve avere un disegno complessivo del territorio e deve capire cosa comportano scelte e opere pubbliche nel medio periodo.
Non si può continuare con la logica del giorno per giorno.
Parlare di strada vetrina fra Eboli e Santa Cecilia, significa non aver capito cosa è successo negli anni sulla S.S. 18 in termini di degrado, di caos e di invivibilità.
Lasciamo perdere gli slogan, quindi, quelli pagano oggi e guardiamo al futuro di questa nostra città o continueremo a ripetere gli errori che negli anni passati commise quella politica che rinunciò allo snodo ferroviario pur di ottenere, allora, qualche facile consenso.
La politica è, francamente, altra cosa.
Prima della guerra, Eboli fu individuata come sede dello snodo ferroviario dal quale si sarebbero diramate le strade ferrate per Reggio Calabria da un lato e per Potenza – Taranto dall’altro, ma i proprietari dei terreni da espropriare si opposero con forza.
Una politica debole, priva di un disegno complessivo della città e del territorio, si accordò.
I risultati di quella scelta nefasta li stiamo ancora pagando:lo snodo ferroviario andò a Battipaglia che da allora, in pochi anni, divenne il centro più importante della Piana.
Se abbiamo la necessità di avere un ospedale unico baricentrico fra Eboli e Battipaglia, per evitare che quello della nostra città sia a rischio, questo comporta che si faccia l’uscita autostradale fra le due città; se lo sviluppo dell’area industriale diventa un obiettivo, bisogna capire che con l’apertura della strada “La Carnale” e con la rotatoria sulla S.S. 18, anche in prospettiva dell’interporto, e comprendere che se non c’è quello svincolo dedicato, quello che verrà penalizzato è lo svincolo di Eboli.
Se si realizza, come durante l’Amministrazione Villani più volte si è ribadito, la parallela che parte da Pontecagnano e va verso Capaccio, bisognerebbe capire che se non si realizza lo svincolo Eboli – Sud, che rende più fruibile quello attuale di San Giovanni per chi vuole andare sulla fascia costiera, i flussi turistici necessariamente faranno capo all’uscita di Battipaglia.
La politica deve sapere guardare avanti, deve avere un disegno complessivo del territorio e deve capire cosa comportano scelte e opere pubbliche nel medio periodo.
Non si può continuare con la logica del giorno per giorno.
Parlare di strada vetrina fra Eboli e Santa Cecilia, significa non aver capito cosa è successo negli anni sulla S.S. 18 in termini di degrado, di caos e di invivibilità.
Lasciamo perdere gli slogan, quindi, quelli pagano oggi e guardiamo al futuro di questa nostra città o continueremo a ripetere gli errori che negli anni passati commise quella politica che rinunciò allo snodo ferroviario pur di ottenere, allora, qualche facile consenso.
La politica è, francamente, altra cosa.
lunedì 12 ottobre 2009
L'Amministrazione e le associazioni
La protesta degli scout, quella di “Ebolidiva” hanno riportato alla attenzione dei cittadini ebolitani la gestione clientelare e personalistica della cosa pubblica per cui questa Amministrazione si sta caratterizzando.
Anche per il mondo delle associazioni, se vuoi avere diritto ad una sede o ad un contributo od alla gestione di spazi o immobili comunali, se non rientri fra gli “amici” di qualche potente di turno, non c’è spazio.
Eppure le regole questo Comune ce le ha, se l’è date quasi 10 anni fa.
Purtroppo chi oggi governa questa città, fa finta che non ci siano.
In questo, come in tutti gli altri campi, l’unica regola e quella della convenienza e dell’amicizia.
Alle associazioni in lotta, per rivendicare i loro diritti, ma soprattutto per rivendicare trasparenza e regole certe nella gestione delle cosa pubblica, la più totale solidarietà, con la convinzione che fra qualche mese gli ebolitani, tutti, decideranno di cancellare questa brutta pagina della storia locale.
Gerardo Rosania
Consigliere Regionale de “La Sinistra
Anche per il mondo delle associazioni, se vuoi avere diritto ad una sede o ad un contributo od alla gestione di spazi o immobili comunali, se non rientri fra gli “amici” di qualche potente di turno, non c’è spazio.
Eppure le regole questo Comune ce le ha, se l’è date quasi 10 anni fa.
Purtroppo chi oggi governa questa città, fa finta che non ci siano.
In questo, come in tutti gli altri campi, l’unica regola e quella della convenienza e dell’amicizia.
Alle associazioni in lotta, per rivendicare i loro diritti, ma soprattutto per rivendicare trasparenza e regole certe nella gestione delle cosa pubblica, la più totale solidarietà, con la convinzione che fra qualche mese gli ebolitani, tutti, decideranno di cancellare questa brutta pagina della storia locale.
Gerardo Rosania
Consigliere Regionale de “La Sinistra
mercoledì 7 ottobre 2009
Elezioni 2010 ad Eboli. L'incubo del centro - sinistra : continuità o discontinuità ?
A marzo 2010 anche gli ebolitani torneranno alle urne, per eleggere il nuovo Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale.
I giochi politici, i posizionamenti, sono in pieno svolgimento sia a destra che nel centro – sinistra.
Per lo più ammantati da tatticismo ed ipocrisia e con un grande assente: il programma, il “che fare” per la città!
L’area che sembra avere più problemi è sicuramente quella del centro – sinistra, la quale ha avuto l’onere del governo della città in questi ultimi 15 anni.
Ma ci sono differenze nette fra la situazione del 2005 quando fu eletto Melchionda e quella cui ci approssimiamo.
Nel 2005 il centro – sinistra si presentava unito, con un lavoro positivo alle spalle, per cui avrebbe vinto qualunque candidato alla corsa di Sindaco perché trascinato dalle liste.
Infatti Melchionda vinse le elezioni restando sotto il risultato delle liste del centro – sinistra, pur essendo un personaggio non coinvolto nella vicenda politica che va dal 1996 al 2005, si avvantaggiò del lavoro svolto.
L’elettorato intese premiare la coalizione che aveva governato.
Oggi la situazione è sostanzialmente diversa: il centro – sinistra si appresta alle elezioni sulla scorta di un quinquennio di amministrazione catastrofico, su cui l’elettorato si è già pronunciato, bocciandolo alle provinciali e alle europee del 2009; dal quale “pezzi” più o meno importanti della sinistra, da tempo, hanno preso le distanze; su cui lo stesso sondaggio commissionato dal Comune è stato impietoso: il 70% degli ebolitani ha espresso un giudizio “non positivo”.
Questo quinquennio pesa come un macigno, sulla strada di avvicinamento del centro sinistra ebolitano all’appuntamento elettorale del 2010.
Un macigno che possiamo tradurre in un grande quesito: “continuità o discontinuità” rispetto alla esperienza Melchionda?
Già il fatto che la coalizione discuta sull’opportunità o meno di ricandidare il Sindaco uscente è un fatto politico estremamente importante. Vuol dire che c’è difficoltà a “promuovere” questa esperienza amministrativa, e la paura se non il terrore di una clamorosa sconfitta incombe sul centro – sinistra ebolitano.
Se il centro – sinistra fa la scelta della “continuità” il candidato non può che essere il Sindaco uscente, soprattutto se lo stesso ha dichiarato la propria disponibilità, come sembra aver fatto.
Una scelta del genere, ovviamente, deve mettere nel conto che il centro – sinistra si avvii alle elezioni in ordine sparso, con pezzi diversi che andranno da soli; con quel giudizio negativo dell’elettorato, già noto, di cui parlavamo prima.
Francamente, a me sembra, un suicidio politico!
Ma dopo tanti anni di militanza politica, non c’è più nulla che mi stupisca!
Se il centro – sinistra sceglie la strada della discontinuità, a me pare, esso deve partire da una profonda autocritica su ciò che sono stati questi ultimi 5 anni in termini di metodo e di programmi di governo della città che deve coinvolgere tutti gli artefici politici e fisici di questa esperienza. Per quanto mi riguarda è da giugno 2005 che dico di non riconoscermi in questa Amministrazione e ne sono oppositore!
Discontinuità significa cambiare radicalmente i metodi di governo, significa cambiare gli uomini che hanno “imperversato” in comune in questi anni, presentare un programma che segni una frattura netta rispetto a quanto si è fatto in questa consiliatura.
Qui, poi, scattano le facile ipocrisie: i tentativi di rifarsi la verginità negli ultimi 3 / 4 mesi prima delle elezioni, e senza rendere noto su che cosa avviene la rottura, dopo aver condiviso e contribuito alle più grandi assurdità (mi viene da dire porcherie!) di questa Amministrazione.
Una delle peggio del dopoguerra.
Si rompe sul metodo? Dopo aver assistito e condiviso: il ritorno del clientelismo in comune; ritornare il luogo delle decisioni in capo ad un gruppo di “amici al bar”; la progressiva umiliazione del Consiglio Comunale, che da luogo degli eletti, del confronto e delle decisioni si è ridotto a semplice luogo di ratifica di scelte fatte altrove; alla riduzione delle regole al puro stato di “lacci e lacciuoli” e quindi da rimuovere; la frattura, anche fisica, fra istituzioni e cittadini; dopo aver assistito alla affermazione della politica degli annunci e delle menzogne ai cittadini, al riaffermarsi della logica degli “amici” come categoria di privilegiati al ritorno dell’idea che il cittadino non ha “diritti” ma deve chiedere “piaceri” al politico di turno!
Si rompe nel merito? Dopo aver accettato il condono fiscale; all’aumento delle tasse indiscriminato in un comune che nel 2005 aveva il più basso prelievo fiscale procapite della provincia; all’aggressione del centro antico abbandonato a se stesso e “scempiato” con il “silenzio assenso” del comune nei sui angoli più suggestivi, alle varianti ad personam al P.R.G.; l’aggressione al Piano Regolatore del 2004 col conseguente fermo dell’edilizia; alla scomparsa della politica di pace su cui questo comune non ha proferito più parola; alla riduzione della questione dei migranti ad un problema di sicurezza, rinunciando a qualsiasi politica di integrazione; alle scelte che hanno portato il comune alla “bancarotta”; alla svendita dei terreni dell’Istituto Orientale che appartenevano a tutti i cittadini ebolitani; alla “sanatoria” sulla fascia costiera cittadina dove si è legittimato l’abusivismo di decenni negando qualsiasi programma di sviluppo; allo smantellamento delle strutture di prevenzione dell’abusivismo edilizio che ormai impera in tutta la Piana del Sele; all’abbandono di qualsiasi politica di attenzione verso l’agricoltura; alla gestione “amicale” e straordinaria dell’area industriale, dove per anni non si è fatto un bando per le assegnazioni delle aree; alla scomparsa delle politiche sociali; alla cancellazione di iniziative culturali che erano diventate caratterizzanti per la nostra città; alla collocazione delle eco – balle a Coda di Volpe, per precisa scelta politica; alla umiliazione delle associazioni e dei comitati di quartiere; allo svuotamento della Multiservizi di tutti i servizi ad essa destinati; alla privatizzazione della illuminazione pubblica; alla privatizzazione del cimitero; all’isolamento della città di Eboli dal dibattito sullo sviluppo della Piana del Sele e della provincia; all’abbandono di politiche rivolte alla valorizzazione della storia locale; al progressivo degrado di un territorio sul quale la manutenzione è progressivamente scomparsa; ad una proliferazione di “dirigenti” nella macchina amministrativa; al blocco delle opere pubbliche; alla scomparsa di ogni regola e di ogni controllo rispetto all’apertura di pubblici esercizi; allo spostamento del mercato settimanale senza opportune politiche di accompagnamento; ecc…ecc…!
Il rifacimento della “verginità” politica non è una operazione chirurgica, che si possa fare in qualche settimana. Troppo comodo!
Si faccia pubblica autocritica. Altrimenti dove sta la novità?
La situazione, quindi, è ben diversa da quella del 2005.
Regolamento di conti interni, giochetti e ipocriti riposizionamenti non servono.
La disfatta è dietro l’angolo!
Ecco perché la Sinistra ha il dovere di muoversi con rapidità e con decisione, marcando la “cesura” netta rispetto all’esperienza amministrativa di questi ultimi cinque anni e mettendo in campo un programma fortemente innovativo che guarda al futuro di Eboli.
Un programma che collochi Eboli nella Piana del Sele, avendo ben presente che o si riesce a mettere in campo una politica di sviluppo di un intera area vasta, come la piana, o si parla di “aria fritta”.
Un programma che metta la questione dello sviluppo e della occupazione al centro; che ridisegni urbanisticamente la città, ripristinando regole di governo del territorio sapendo che l’abusivismo, il consumo di suolo, l’impermeabilizzazione ha come risultato quello che è avvenuto a Messina in questi giorni; che ponga la questione del “Centro Antico”, visto come risorsa e opportunità, non come area da aggredire e saccheggiare; le questioni sociali, culturali e della integrazione sociale come indici di civiltà di una comunità; che affronti il tema del risanamento del bilancio del comune anche attraverso una riduzione della tassazione come esito di una vera lotta all’evasione fiscale e della razionalizzazione dei tributi ma, sicuramente, attraverso il taglio di rivoli di spese inutili e clientelari; che rilanci le politiche della partecipazione, attraverso il “bilancio partecipato”, la istituzionalizzazione dei comitati di quartiere e ridando la dignità al Consiglio Comunale; la riqualificazione delle periferie e delle frazioni con servizi, opere pubbliche e collegamenti al centro; che riprenda la lotta all’abusivismo a partire dalla fascia costiera su cui riprendere con la Provincia il progetto “Costa del Sele” rappresenta una scelta di sviluppo di una intera area; restituire al pubblico i servizi che la legge non impone di delegare al privato (a partire dal cimitero); che apra una grande discussione pubblica sulla questione delle terre dell’Orientale da sottrarre a “interessi” occulti, che renda trasparente le procedure di assunzione nei centri commerciali, e che si ponga il problema de commercio in Eboli a seguito dell’apertura dei centri commerciali.
Che rimetta mano alla riqualificazione della macchina amministrativa, dando piena fiducia alle professionalità che nel comune pure ci sono; che sappia fare i conti in termini moderni con le politiche giovanili previa comprensione dei problemi delle nuove generazioni.
Io credo che la Sinistra su questi temi, oltre ad altri che sicuramente sono sul campo, debba aprire un grande confronto con la città e su questo cercare le opportune convergenze politiche, se possibile.
Altrimenti si accettano le sfide!
Dove sarebbe la novità, se ci riducessimo ad un accordo ad ogni costo?
Eboli ha bisogno di ritrovare l’entusiasmo, di ritornare a riconoscersi in istituzioni credibili e trasparenti.
I “papocchi”, le ambiguità e le ipocrisie non servono, non vanno in quella direzione, ma portano, solo, a coinvolgere tutti in una grande disfatta ed a stroncare, sul nascere, quella voglia di “risollevarsi” che proviene da tanta parte della comunità ebolitana.
Io lo ritengo un errore! Io non ci sto!
Gerardo Rosania
Consigliere Regionale “L a Sinistra”
I giochi politici, i posizionamenti, sono in pieno svolgimento sia a destra che nel centro – sinistra.
Per lo più ammantati da tatticismo ed ipocrisia e con un grande assente: il programma, il “che fare” per la città!
L’area che sembra avere più problemi è sicuramente quella del centro – sinistra, la quale ha avuto l’onere del governo della città in questi ultimi 15 anni.
Ma ci sono differenze nette fra la situazione del 2005 quando fu eletto Melchionda e quella cui ci approssimiamo.
Nel 2005 il centro – sinistra si presentava unito, con un lavoro positivo alle spalle, per cui avrebbe vinto qualunque candidato alla corsa di Sindaco perché trascinato dalle liste.
Infatti Melchionda vinse le elezioni restando sotto il risultato delle liste del centro – sinistra, pur essendo un personaggio non coinvolto nella vicenda politica che va dal 1996 al 2005, si avvantaggiò del lavoro svolto.
L’elettorato intese premiare la coalizione che aveva governato.
Oggi la situazione è sostanzialmente diversa: il centro – sinistra si appresta alle elezioni sulla scorta di un quinquennio di amministrazione catastrofico, su cui l’elettorato si è già pronunciato, bocciandolo alle provinciali e alle europee del 2009; dal quale “pezzi” più o meno importanti della sinistra, da tempo, hanno preso le distanze; su cui lo stesso sondaggio commissionato dal Comune è stato impietoso: il 70% degli ebolitani ha espresso un giudizio “non positivo”.
Questo quinquennio pesa come un macigno, sulla strada di avvicinamento del centro sinistra ebolitano all’appuntamento elettorale del 2010.
Un macigno che possiamo tradurre in un grande quesito: “continuità o discontinuità” rispetto alla esperienza Melchionda?
Già il fatto che la coalizione discuta sull’opportunità o meno di ricandidare il Sindaco uscente è un fatto politico estremamente importante. Vuol dire che c’è difficoltà a “promuovere” questa esperienza amministrativa, e la paura se non il terrore di una clamorosa sconfitta incombe sul centro – sinistra ebolitano.
Se il centro – sinistra fa la scelta della “continuità” il candidato non può che essere il Sindaco uscente, soprattutto se lo stesso ha dichiarato la propria disponibilità, come sembra aver fatto.
Una scelta del genere, ovviamente, deve mettere nel conto che il centro – sinistra si avvii alle elezioni in ordine sparso, con pezzi diversi che andranno da soli; con quel giudizio negativo dell’elettorato, già noto, di cui parlavamo prima.
Francamente, a me sembra, un suicidio politico!
Ma dopo tanti anni di militanza politica, non c’è più nulla che mi stupisca!
Se il centro – sinistra sceglie la strada della discontinuità, a me pare, esso deve partire da una profonda autocritica su ciò che sono stati questi ultimi 5 anni in termini di metodo e di programmi di governo della città che deve coinvolgere tutti gli artefici politici e fisici di questa esperienza. Per quanto mi riguarda è da giugno 2005 che dico di non riconoscermi in questa Amministrazione e ne sono oppositore!
Discontinuità significa cambiare radicalmente i metodi di governo, significa cambiare gli uomini che hanno “imperversato” in comune in questi anni, presentare un programma che segni una frattura netta rispetto a quanto si è fatto in questa consiliatura.
Qui, poi, scattano le facile ipocrisie: i tentativi di rifarsi la verginità negli ultimi 3 / 4 mesi prima delle elezioni, e senza rendere noto su che cosa avviene la rottura, dopo aver condiviso e contribuito alle più grandi assurdità (mi viene da dire porcherie!) di questa Amministrazione.
Una delle peggio del dopoguerra.
Si rompe sul metodo? Dopo aver assistito e condiviso: il ritorno del clientelismo in comune; ritornare il luogo delle decisioni in capo ad un gruppo di “amici al bar”; la progressiva umiliazione del Consiglio Comunale, che da luogo degli eletti, del confronto e delle decisioni si è ridotto a semplice luogo di ratifica di scelte fatte altrove; alla riduzione delle regole al puro stato di “lacci e lacciuoli” e quindi da rimuovere; la frattura, anche fisica, fra istituzioni e cittadini; dopo aver assistito alla affermazione della politica degli annunci e delle menzogne ai cittadini, al riaffermarsi della logica degli “amici” come categoria di privilegiati al ritorno dell’idea che il cittadino non ha “diritti” ma deve chiedere “piaceri” al politico di turno!
Si rompe nel merito? Dopo aver accettato il condono fiscale; all’aumento delle tasse indiscriminato in un comune che nel 2005 aveva il più basso prelievo fiscale procapite della provincia; all’aggressione del centro antico abbandonato a se stesso e “scempiato” con il “silenzio assenso” del comune nei sui angoli più suggestivi, alle varianti ad personam al P.R.G.; l’aggressione al Piano Regolatore del 2004 col conseguente fermo dell’edilizia; alla scomparsa della politica di pace su cui questo comune non ha proferito più parola; alla riduzione della questione dei migranti ad un problema di sicurezza, rinunciando a qualsiasi politica di integrazione; alle scelte che hanno portato il comune alla “bancarotta”; alla svendita dei terreni dell’Istituto Orientale che appartenevano a tutti i cittadini ebolitani; alla “sanatoria” sulla fascia costiera cittadina dove si è legittimato l’abusivismo di decenni negando qualsiasi programma di sviluppo; allo smantellamento delle strutture di prevenzione dell’abusivismo edilizio che ormai impera in tutta la Piana del Sele; all’abbandono di qualsiasi politica di attenzione verso l’agricoltura; alla gestione “amicale” e straordinaria dell’area industriale, dove per anni non si è fatto un bando per le assegnazioni delle aree; alla scomparsa delle politiche sociali; alla cancellazione di iniziative culturali che erano diventate caratterizzanti per la nostra città; alla collocazione delle eco – balle a Coda di Volpe, per precisa scelta politica; alla umiliazione delle associazioni e dei comitati di quartiere; allo svuotamento della Multiservizi di tutti i servizi ad essa destinati; alla privatizzazione della illuminazione pubblica; alla privatizzazione del cimitero; all’isolamento della città di Eboli dal dibattito sullo sviluppo della Piana del Sele e della provincia; all’abbandono di politiche rivolte alla valorizzazione della storia locale; al progressivo degrado di un territorio sul quale la manutenzione è progressivamente scomparsa; ad una proliferazione di “dirigenti” nella macchina amministrativa; al blocco delle opere pubbliche; alla scomparsa di ogni regola e di ogni controllo rispetto all’apertura di pubblici esercizi; allo spostamento del mercato settimanale senza opportune politiche di accompagnamento; ecc…ecc…!
Il rifacimento della “verginità” politica non è una operazione chirurgica, che si possa fare in qualche settimana. Troppo comodo!
Si faccia pubblica autocritica. Altrimenti dove sta la novità?
La situazione, quindi, è ben diversa da quella del 2005.
Regolamento di conti interni, giochetti e ipocriti riposizionamenti non servono.
La disfatta è dietro l’angolo!
Ecco perché la Sinistra ha il dovere di muoversi con rapidità e con decisione, marcando la “cesura” netta rispetto all’esperienza amministrativa di questi ultimi cinque anni e mettendo in campo un programma fortemente innovativo che guarda al futuro di Eboli.
Un programma che collochi Eboli nella Piana del Sele, avendo ben presente che o si riesce a mettere in campo una politica di sviluppo di un intera area vasta, come la piana, o si parla di “aria fritta”.
Un programma che metta la questione dello sviluppo e della occupazione al centro; che ridisegni urbanisticamente la città, ripristinando regole di governo del territorio sapendo che l’abusivismo, il consumo di suolo, l’impermeabilizzazione ha come risultato quello che è avvenuto a Messina in questi giorni; che ponga la questione del “Centro Antico”, visto come risorsa e opportunità, non come area da aggredire e saccheggiare; le questioni sociali, culturali e della integrazione sociale come indici di civiltà di una comunità; che affronti il tema del risanamento del bilancio del comune anche attraverso una riduzione della tassazione come esito di una vera lotta all’evasione fiscale e della razionalizzazione dei tributi ma, sicuramente, attraverso il taglio di rivoli di spese inutili e clientelari; che rilanci le politiche della partecipazione, attraverso il “bilancio partecipato”, la istituzionalizzazione dei comitati di quartiere e ridando la dignità al Consiglio Comunale; la riqualificazione delle periferie e delle frazioni con servizi, opere pubbliche e collegamenti al centro; che riprenda la lotta all’abusivismo a partire dalla fascia costiera su cui riprendere con la Provincia il progetto “Costa del Sele” rappresenta una scelta di sviluppo di una intera area; restituire al pubblico i servizi che la legge non impone di delegare al privato (a partire dal cimitero); che apra una grande discussione pubblica sulla questione delle terre dell’Orientale da sottrarre a “interessi” occulti, che renda trasparente le procedure di assunzione nei centri commerciali, e che si ponga il problema de commercio in Eboli a seguito dell’apertura dei centri commerciali.
Che rimetta mano alla riqualificazione della macchina amministrativa, dando piena fiducia alle professionalità che nel comune pure ci sono; che sappia fare i conti in termini moderni con le politiche giovanili previa comprensione dei problemi delle nuove generazioni.
Io credo che la Sinistra su questi temi, oltre ad altri che sicuramente sono sul campo, debba aprire un grande confronto con la città e su questo cercare le opportune convergenze politiche, se possibile.
Altrimenti si accettano le sfide!
Dove sarebbe la novità, se ci riducessimo ad un accordo ad ogni costo?
Eboli ha bisogno di ritrovare l’entusiasmo, di ritornare a riconoscersi in istituzioni credibili e trasparenti.
I “papocchi”, le ambiguità e le ipocrisie non servono, non vanno in quella direzione, ma portano, solo, a coinvolgere tutti in una grande disfatta ed a stroncare, sul nascere, quella voglia di “risollevarsi” che proviene da tanta parte della comunità ebolitana.
Io lo ritengo un errore! Io non ci sto!
Gerardo Rosania
Consigliere Regionale “L a Sinistra”
sabato 3 ottobre 2009
La tragedia di Messina - Ipocrisie e lacrime di coccodrillo
Una pioggia forte, un evento sicuramente eccezionale, ed ecco mezza montagna che viene giù, ed eccoci a guardare per televisione immagini drammatiche, ad assistere la conta dei morti, a leggere di atti di eroismo, a vedere i personaggi di sempre a versare qualche lacrima "ipocrita", a puntare tutti il dito contro l'abusivismo e contro il dissesto idrogeologico come se fossero una sorta di "calamità" divina.
Io non ci sto! Io dico basta a questa grande ipocrisia!
La colpa e dell'abusivismo? Bene!
E cosa diciamo rispetto a due condoni edilizi (1994 - 2005) che hanno legittimato milioni di metri cubi di cemento abusivo, concentrato per circa l'80% nel Mezzogiorno d'Italia?
La colpa e del dissesto idrogeologico? Bene!
E cosa diciamo del fatto che, da anni, a chi dice che bisogna mettere in campo un grande investimento per una gigantesca opera di manutenzione di un territorio così gracile, si risponde che non ci sono soldi e che sono mossi solo da vecchie ideologie?
E intanto vengono trovati i soldi per irreali operazioni militari e per opere faraoniche di cui nessuno a bisogno (ponte sullo stretto, variante di valico ecc...)
La colpa è dell'impermeabilizzazione del suolo? Bene!
E cosa diciamo del fatto che i piani regolatori che cercano di tutelare il suolo, a partire da quello agricolo, vengono accusati di "ingessare" lo sviluppo e si lavora a "varianti" tese ad aggirare questi vincoli?
La colpa è della antropizzazione forzata e delle cose nate male, una sopra l'altra? Bene!
Ma sbaglio o il 13 marzo, con l'accordo Stato - Regioni, si è dato il via libera ad operazioni di ampliamento e di ulteriore cementificazione nelle città? E da allora tutte le Regioni d'Italia stanno legiferando, chi con maggiore chi con minore oculatezza, per consentire questa ulteriore colata di cemento! Sempre nel nome dello sviluppo economico ovviamente!
Per lo meno si tacesse. In questo quadro di tutto abbiamo bisogno salvo l'ipocrisia.
Forse ci sarebbe bisogno che la sinistra avesse la forza di ricollocare "il governo del territorio" al centro della propria riflessione politica, rinunciando a rincorrere la destra nel racimolare qualche facile consenso anche su questo terreno.
lunedì 28 settembre 2009
Il Piano Casa della Regione Campania
La posizione assunta dal gruppo de “La Sinistra” in consiglio regionale, nei confronti del provvedimento, che andrà in discussione nell’assise regionale il prossimo 30 settembre, conosciuto come “piano case” è particolarmente ferma.
Il provvedimento è il frutto dell’accordo Stato – Regioni del 31/3/2009, che precede la possibilità per le Regioni di legiferare la possibilità di aumentare la volumetria delle case mono e bifamiliari del 20%, oppure di demolire e ricostruire aumentando del 35% la volumetria.
Questo, dice l’accordo, per rimettere in moto l’economia.
Si può essere d’accordo o meno sul fatto che l’economia del mattone possa avere questo ruolo trainante, ma tant’è: c’è un accordo da onorare. Su questo hanno legiferato ormai 13/14 regioni che si sono mosse entro questa “cornice” dell’accordo Stato – Regioni. Tutte le regioni, praticamente nessuna esclusa (di destra e di sinistra!) evitano di passare dal terreno “edilizio” (l’ampliamento!) a quello urbanistico (il governo del territorio!); tutte le regioni precisano che sulle costruzioni abusive condonate l’ampliamento non è consentito oppure, se consentito, viene detratto dall’ampliamento il volume condonato; tutte le regioni precisano che i Comuni debbano, entro tempi perentori, individuare aree comunali dove la legge non si applica; tutte le regioni si pongono ilo problema della non cumulabilità di quello che si può ampliare perché già previsto dagli strumenti urbanistici con l’ampliamento consentito a seguito all’accordo Stato – Regioni; le regioni più avanzate dal punto di vista del governo del territorio si pongono il problema della “coerenza” con gli strumenti urbanistici comunali (come richiesto dallo stesso accordo Stato – Regioni).
La Regione Campania, che ha il primato delle costruzioni abusive; che ha il primato delle case vuote nei centri antichi; che ha il primato delle persone che cercano alloggi, benché ad esempio una città come Napoli dove dal 1971 ad oggi la popolazione e diminuita di 266.594 e i vani sono aumentati di 500.000 unità; che ha una gracilità idrogeologica unica, che ha un rischio sismico fra i più alti; che ha rischio vulcanico al punto di avere una “zona rossa” che dovrebbe essere evacuata; che ha città con densità abitativa fra le più alte del mondo; che ha situazioni di periferie urbane fra le più degradate; che ospita una delle organizzazioni criminali più feroci del mondo: la camorra; cosa fa?
1) Decide di negare il governo del territorio (per ottenere che i comuni potessero dire la loro parola sulla legge si è avuta una battaglia di mesi)
2) Decide che i piani regolatori, anche dove esistono non contano nulla e vengono vanificati (parlare di coerenza con gli strumenti urbanistici locali, di piani attuativi, è sembrato una bestemmia)
3) Decide che le strutture industriali dismesse, senza precisare da quando tempo, possano essere convertite in abitazioni (in altri termini, per stare alla nostra realtà provinciale, se l’Alcatel chiude, chi la compra potrebbe, sulla base della normativa regionale che si vorrebbe approvarla, trasformarla in case!)
4) Decide che quelle variazioni di destinazione d’uso possono essere chiesti da chi, non un anno fa, ma domani mattina risulta essere il proprietario (ma che è l’imprenditore che può mettere in campo moneta liquida per business di tali dimensioni, portandone anche il prezzo d’acquisto fuori mercato? A noi risulta avere un nome: la camorra!)
5) Decide che chi ha realizzato abusivamente può anche ampliare l’abusivismo realizzato. E se non ha ancora condonato ha una corsia preferenziale per condonare.
6) Decide che dove gli strumenti urbanistici consentono la ristrutturazione con ampliamento di volumetria, si può ampliare ulteriormente a seguito dell’accordo Stato – Regioni.
7) Decidi il maxi condono in area agricola, consentendo forme di cambio di destinazione d’uso. Per cui i famosi “annessi agricoli”, abusivi o meno, diventano abitazioni. Senza nessuna connessione con l’attività agricola.
8) Decide che la legge 16/2004, sull’urbanistica, e la legge 13/2008, quella sul P.T.R., sono da cancellare. Vanificando anni di lavoro per dotare questa Regione di leggi sul terreno del governo del territorio.
Questo è “il piano case” regionale, fra quello che è uscito dalla Giunta Regionale e quello che in la “destra” è riuscita a far passare davanti ad un P.D. mai cosi in imbarazzo.
Una legge “unica” in Italia, che ci ricolloca, immediatamente, agli ultimi posti sul terreno del governo del territorio.
A nostro avviso un disastro!
La cosa che ci allarma è il trasversalismo che abbiamo registrato fra un P.D., mai così in imbarazzo, ed una “destra” in pieno furore da devastazione.
Tutti impegnati in un rincorsa a qualche centinaio di voti per le prossime Regionali.
Tutti già pronti con i fazzoletti in mano per versare qualche lacrima ipocrita al prossimo morto per il dissesto idrogeologico, seguito dalla eccessiva impermeabilizzazione del suolo, o per qualche crollo nel centro antico. Tutti pronti a scagliarsi veleni e scambiarsi responsabilità, alla prossima rilevazione dell’abusivismo in regione, o nello scempio paesaggistico, o sulle condizioni di vita nei nostri paesi, o sulla crisi dell’agricoltura che chiede suolo che le viene sottratto.
La Sinistra ha condotto la sua battaglia fino in fondo.
E se si parlerà di Edilizia Sociale, di ruolo dei Comuni, di limiti temporali nella sì dismissione degli immobili industriali se la legge sull’urbanistica verrà salvata, questo è dovuto solo ed esclusivamente a quella battaglia.
Ma a noi non basta.
Una pessima legge resta una pessima legge.
Dura sarà la posizione in Consiglio Regionale.
Lo abbiamo annunciato anche con una nota al Presidente Bassolino: non c’è vincolo di maggioranza che tenga su un tema come questo.
Il provvedimento è il frutto dell’accordo Stato – Regioni del 31/3/2009, che precede la possibilità per le Regioni di legiferare la possibilità di aumentare la volumetria delle case mono e bifamiliari del 20%, oppure di demolire e ricostruire aumentando del 35% la volumetria.
Questo, dice l’accordo, per rimettere in moto l’economia.
Si può essere d’accordo o meno sul fatto che l’economia del mattone possa avere questo ruolo trainante, ma tant’è: c’è un accordo da onorare. Su questo hanno legiferato ormai 13/14 regioni che si sono mosse entro questa “cornice” dell’accordo Stato – Regioni. Tutte le regioni, praticamente nessuna esclusa (di destra e di sinistra!) evitano di passare dal terreno “edilizio” (l’ampliamento!) a quello urbanistico (il governo del territorio!); tutte le regioni precisano che sulle costruzioni abusive condonate l’ampliamento non è consentito oppure, se consentito, viene detratto dall’ampliamento il volume condonato; tutte le regioni precisano che i Comuni debbano, entro tempi perentori, individuare aree comunali dove la legge non si applica; tutte le regioni si pongono ilo problema della non cumulabilità di quello che si può ampliare perché già previsto dagli strumenti urbanistici con l’ampliamento consentito a seguito all’accordo Stato – Regioni; le regioni più avanzate dal punto di vista del governo del territorio si pongono il problema della “coerenza” con gli strumenti urbanistici comunali (come richiesto dallo stesso accordo Stato – Regioni).
La Regione Campania, che ha il primato delle costruzioni abusive; che ha il primato delle case vuote nei centri antichi; che ha il primato delle persone che cercano alloggi, benché ad esempio una città come Napoli dove dal 1971 ad oggi la popolazione e diminuita di 266.594 e i vani sono aumentati di 500.000 unità; che ha una gracilità idrogeologica unica, che ha un rischio sismico fra i più alti; che ha rischio vulcanico al punto di avere una “zona rossa” che dovrebbe essere evacuata; che ha città con densità abitativa fra le più alte del mondo; che ha situazioni di periferie urbane fra le più degradate; che ospita una delle organizzazioni criminali più feroci del mondo: la camorra; cosa fa?
1) Decide di negare il governo del territorio (per ottenere che i comuni potessero dire la loro parola sulla legge si è avuta una battaglia di mesi)
2) Decide che i piani regolatori, anche dove esistono non contano nulla e vengono vanificati (parlare di coerenza con gli strumenti urbanistici locali, di piani attuativi, è sembrato una bestemmia)
3) Decide che le strutture industriali dismesse, senza precisare da quando tempo, possano essere convertite in abitazioni (in altri termini, per stare alla nostra realtà provinciale, se l’Alcatel chiude, chi la compra potrebbe, sulla base della normativa regionale che si vorrebbe approvarla, trasformarla in case!)
4) Decide che quelle variazioni di destinazione d’uso possono essere chiesti da chi, non un anno fa, ma domani mattina risulta essere il proprietario (ma che è l’imprenditore che può mettere in campo moneta liquida per business di tali dimensioni, portandone anche il prezzo d’acquisto fuori mercato? A noi risulta avere un nome: la camorra!)
5) Decide che chi ha realizzato abusivamente può anche ampliare l’abusivismo realizzato. E se non ha ancora condonato ha una corsia preferenziale per condonare.
6) Decide che dove gli strumenti urbanistici consentono la ristrutturazione con ampliamento di volumetria, si può ampliare ulteriormente a seguito dell’accordo Stato – Regioni.
7) Decidi il maxi condono in area agricola, consentendo forme di cambio di destinazione d’uso. Per cui i famosi “annessi agricoli”, abusivi o meno, diventano abitazioni. Senza nessuna connessione con l’attività agricola.
8) Decide che la legge 16/2004, sull’urbanistica, e la legge 13/2008, quella sul P.T.R., sono da cancellare. Vanificando anni di lavoro per dotare questa Regione di leggi sul terreno del governo del territorio.
Questo è “il piano case” regionale, fra quello che è uscito dalla Giunta Regionale e quello che in la “destra” è riuscita a far passare davanti ad un P.D. mai cosi in imbarazzo.
Una legge “unica” in Italia, che ci ricolloca, immediatamente, agli ultimi posti sul terreno del governo del territorio.
A nostro avviso un disastro!
La cosa che ci allarma è il trasversalismo che abbiamo registrato fra un P.D., mai così in imbarazzo, ed una “destra” in pieno furore da devastazione.
Tutti impegnati in un rincorsa a qualche centinaio di voti per le prossime Regionali.
Tutti già pronti con i fazzoletti in mano per versare qualche lacrima ipocrita al prossimo morto per il dissesto idrogeologico, seguito dalla eccessiva impermeabilizzazione del suolo, o per qualche crollo nel centro antico. Tutti pronti a scagliarsi veleni e scambiarsi responsabilità, alla prossima rilevazione dell’abusivismo in regione, o nello scempio paesaggistico, o sulle condizioni di vita nei nostri paesi, o sulla crisi dell’agricoltura che chiede suolo che le viene sottratto.
La Sinistra ha condotto la sua battaglia fino in fondo.
E se si parlerà di Edilizia Sociale, di ruolo dei Comuni, di limiti temporali nella sì dismissione degli immobili industriali se la legge sull’urbanistica verrà salvata, questo è dovuto solo ed esclusivamente a quella battaglia.
Ma a noi non basta.
Una pessima legge resta una pessima legge.
Dura sarà la posizione in Consiglio Regionale.
Lo abbiamo annunciato anche con una nota al Presidente Bassolino: non c’è vincolo di maggioranza che tenga su un tema come questo.
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