Leggo, su “Cronache” del 28 marzo. Un dotto, circostanziato e documentato articolo sulle terre dell’Istituto Orientale a firma del capogruppo PD in consiglio comunale ad Eboli.
Vengo chiamato più volte in causa essendo, sembra, uno dei tre cittadini ebolitani che non hanno condiviso la “transazione” fra il Comune di Eboli e l’Orientale.
Io non ho la pretesa di essere un tecnico, come l’autore dell’articolo, non ho la vasta conoscenza del problema che da quell’articolo si evince, né l’ampia documentazione cui l’autore attinge a piene mani.
Mi limiterò, pertanto, ad esporre alcuni dubbi che né la delibera del Consiglio Comunale di Eboli n.11/2009, con cui si approva la transazione con l’Orientale, né l’articolo del capogruppo del PD riescono a chiarirmi.
1) Può il comune di Eboli “rinunciare ad ogni eventuale diritto civico”? con quale autorizzazione ed a che titolo? Se siamo dinanzi ad “usi civici” i titolari non sono cittadini? C’è stato un pronunciamento dei cittadini che autorizza il Comune? C’è un giudice terzo che si è pronunciato in merito, autorizzando il Comune a disporre ed a rinunciare a quel diritto?
2) Può il comune “riconoscere all’Università degli Studi l’Orientale la proprietà dei fondi…”? può, in altri termini, il Comune riconoscere ad un terzo la proprietà di qualcosa che appartiene ad demanio gravato da usi civici? Ed anche se fossero semplicemente aree demaniali, senza usi civici, non ci sarebbe bisogno di una procedura di sdemanializzazione per poter procedere alla, eventuale, alienazione?
3) Può l’istituto Orientale “riconoscere a titolo gratuito la piena proprietà su oltre il 50% del fondo denominato…” se di quel fondo non è a sua volta proprietario? Dove sono i titoli che dichiarano l’Istituto Orientale proprietario di terreni per altro gravati da usi civici, che vemgono ceduti ad altri?
4) Può essere portato a motivazione di una transazione il fatto che la vertenza durava dal 1991? Ci sono stati pronunciamenti di qualche giudice che lasciassero intendere la convenienza ad una “transazione”?
5) Quanti sono gli ettari di terreno di cui si parla? Di Dio parla di 117 ha in piena proprietà del comune e di 100 ha in “comproprietà” al 50%. Facendo, invece, le somme dei numeri di cui alla delibera di Consiglio n.11/09, a me risultano: ha 106, a 35, ca 69 in piena proprietà e ha 97, a 43, ca 24 al 50%. Non mi trovo con i numeri di Di Dio! Ma, soprattutto, quanti sono gli ettari che, invece, vengono ceduti in piena proprietà all’istituto Orientale gratuitamente, e di cui né la delibera n.11/09, ne il capogruppo del PD nel suo articolo, parlano? 350 ettari? 370 ettari? Semplice dimenticanza? E tutto il resto per arrivare a 1.500 ettari che il Comune di Eboli riconobbe, in origine, in dotazione all’Orientale e che l’istituto nel frattempo ha venduto prima, che “i socialisti” si accorgessero di quanto stava avvenendo?
6) Qual è l’atto originario di tutta la vicenda? In altri termini, come mai non viene mai citato l’atto del Comune di Eboli con cui veniva concesso all’Istituto Orientale il frutto di quei terreni ad uso civico, per consentirgli il perseguimento delle proprie attività?
7) Siamo sicuri che le “bolle” papali, siano esse di Benedetto o di Clemente, “facciamo giurisprudenza”? in altri termini, siamo sicuri che l’avere dato accesso a questo tipo d’interpretazione non pregiudichi in malo modo, direi quasi irreparabile, la vertenza con l’istituto che la prossima Amministrazione di Eboli, sicuramente, vorrà riprendere?
8) Chi ha fatto richiesta della riduzione della “fascia rossa” di massimo rischio d’inondazione? L’ironia di Di Dio lascia il tempo che trova. Qui non si tratta di Piazza della Repubblica, ma di capire una cosa: a che serve ridurre la “fascia rossa” in prossimità dell’area delle terre dell’orientale se quell’area è destinata ad uso agricolo? A meno che su quell’area non sia stata già definita (in qualche segreta stanza?) una destinazione diversa da quella agricola. Ma, sbaglio o secondo qualche altro assessore di questa giunta, avrebbe dovuto essere il Consiglio Comunale a definire cosa fare in quei 106 ettari di terreno?
Una cosa condivido, dell’articolo del capogruppo del PD: la disinformazione è una peculiarità della cultura stalinista!
Io, però, aggiungerei che essa è stata, altresì, un pilastro della metodologia di gestione del potere craxiano negli anni settanta e ottanta.
Io non ero Stalinista ieri, non lo sono oggi, a differenza di tanti, con cui Di Dio si ritrova a collaborare, impegnati a rifarsi una verginità.
Non ero socialista ieri, tantomeno lo sono oggi. Anzi ero fra quelli, nell’allora PCI, che condividevano il pensiero di Enrico Berlinguer, sui craxiani, e per cui venne fischiato, senza vergogna, in un famoso congresso socialista, cui apparteneva, anche, la pratica del messaggio “detto e non detto” cui lo stesso capogruppo del PD sembra, ancora, indulgere quando ricorda “i danni” dei contratti di quartiere.
Il capogruppo del PD, tuttavia, da un lato dimentica di dire che nel caso uno dei cittadini ebolitani, veri titolari di quegli usi civici famosi, facesse ricorso e vincesse, altro che danni, ci sarebbero da accollare chi ha votato quella delibera n.11/09.
Dall’altro dimentica, ancora, di chiarire a proposito dei “contratti di quartiere”, come si fa a vincere al TAR e perdere al Consiglio di Stato e, soprattutto, se la vecchia amministrazione aveva operato male perché fare opposizione e non cercare una transazione, cosa su cui questa amministrazione sembra tanto brava?
Noi ci siamo caro Di Dio!
Avrebbe detto una grande insegnante e maestra di vita del liceo Classico di Eboli di tanto tempo fa, con una sua tipica espressione: “ah Di Dio, Di Dio! È vero. Cosa mi tocca sentire!”
E detto questo ti avrebbe indicato la porta facendoti accomodare fuori dalla classe.
Oggi quella grande insegnante non c’è più.
Ma ci sono i cittadini che, mi sa, ormai da tempo stanno indicando a Di Dio e soci la porta di uscita dal Comune di Eboli e che nel 2010 concretizzeranno questo invito con il voto.
Ah! Di Dio, Di Dio!....