Non c’è amministratore, della cosa pubblica, peggiore di chi per sottrarsi a proprie responsabilità cerca di scaricare su altri proprie leggerezze ed insufficienze.
La vicenda “Aracne” nè è una drammatica dimostrazione che corre il rischio di ricadere sui cittadini ebolitani rovinando definitivamente il bilancio di un comune che, anche senza la vicenda “Aracne”, è già sull’orlo del dissesto finanziario benché disperatamente negato. Non a caso avevamo lanciato l’allarme già sui conti 2007. Ora aspettiamo il consuntivo 2008, sapendo che nel frattempo si è aggiunta la partita dei rifiuti su cui la voragine sarebbe enorme, per avere conferma di una situazione davvero critica.
Sulla questione “Aracne”, noi continuiamo a proporre quei quesiti sui quali, fino ad oggi, non abbiamo avuto risposta benché più volte e pubblicamente avanzate:
1) È vero che la precedente Amministrazione Comunale ha adottato una delibera del 2004 con la quale si rigettava il progetto Aracne sulla base di opportuna relazione della struttura tecnica comunale?
2) È vero che su quella deliberazione venivano riportati tutti i pareri dei funzionari del comune senza che alcuno sollevasse eccezione in merito alla competenza della Giunta ad adottarla?
3) È vero che è stata l’attuale Amministrazione Comunale a decidere di resistere in giudizio sul ricorso Aracne?
4) Perché, se si continua a sostenere che l’Amministrazione precedente aveva commesso un errore (dettato “da furore ideologico”), la attuale Amministrazione non ha cercato un accordo con la controparte evitando il giudizio?
5) Chi ha affidato l’incarico legale, decidendo di non rivolgersi per una partita così delicata agli studi legali cui il comune, con ottimi risultati, si rivolge da anni?
6) È vero che il TAR aveva dato ragione al Comune di Eboli?
7) È vero che al Consiglio di Stato il comune di Eboli non si è presentato a perorare le proprie ragioni?
8) È vero che al Consiglio di Stato non è stata depositata, né è stata richiesta alla struttura tecnica, alcuna relazione sulla vicenda?
9) Chi ha quantificato e poi reso pubblico a mezzo stampa un danno di 10 milioni di euro che il Comune avrebbe dovuto pagare all’Aracne, visto che il consiglio di stato non ha quantificato esso il danno?
10) È vero che solo successivamente si è provveduto ad una perizia, da parte di un esperto appositamente incaricato, che ha quantificato il danno in 3,5 milioni di euro?
11) È vero che il Comune non ha avviato alcun tentativo di accordo bonario col privato, al punto che lo stesso avvocato del Comune ha dovuto sollecitare, per iscritto, l’ente ad assumere qualche decisione?
Noi rimaniamo in paziente attesa delle risposte.
domenica 9 agosto 2009
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