La stampa di oggi, ci consegna l’immagine di un Sindaco in palese e clamorosa crisi di nervi.
Già preoccupato per una campagna elettorale nella quale ancora non ha capito se sarà candidato (e da chi!); senza una maggioranza in Consiglio Comunale per il quale lui stesso parla di “ricatti e pressioni” (senza specificare chi ricatta e chi fa pressione!); senza un partito che lo sostenga per cui lo scontro si consuma sul controllo delle tessere; impossibilitato a chiudere qualche ultimo “fatterello” come le varianti ad personam (colpa di un Consiglio non più “controllabile”); con la questione del governo del territorio che gli è scoppiato in mano, dopo aver smantellato ogni forma di controllo, per cui l’abusivismo imperversa nella Piana e sulla fascia costiera; dopo aver dovuto verificare che neanche la più classica delle manovre pre - elettorali: la leccata di asfalto (nel peggiore stile “socialista” anni ottanta) ha fatto risalire le quotazioni di gradimento di questa Amministrazione dopo essere stato preso a pesci in faccia sulla questione di S. Nicola Varco, dove un giorno annuncia di aver risolto (su progetto in realtà predisposto dalla Regione) ed un giorno vuole “sgombrare” prendendosi lezioni di cultura dell’accoglienza dal Sindaco di Sicignano e le risate al tavolo della Sicurezza Pubblica, si vede arrivare addosso una nuova tegola: il dissesto finanziario.
Già nei dati del Consuntivo 2007 c’erano tutti i campanelli d’allarme di una gestione catastrofica.
Incapacità di riscossione, inesistenza di capacità di recupero dell’evasione, perdita di controllo della spesa.
L’Amministrazione sa benissimo che per evitare il dissesto dovrebbe aumentare tasse e tariffe comunali.
In particolare la TARSU (si dice del 50%) per fronteggiare una situazione disperata del bilancio.
Ma questo significherebbe non fare nemmeno una campagna elettorale che sarebbe già persa in partenza, tanto vale legarsi alla vicenda “Aracne”. Per spostare l’attenzione e per spiegare il “disastro” del bilancio, scaricando su altri la responsabilità.
Nel fare questo, ovviamente e come suo solito, non risponde alle domande che, su quella vicenda, gli abbiamo proposto ripetutamente.
Sembra il “Berlusca” che da mesi non risponde alle domande che Repubblica gli ha posto sulla vicenda “escort”.
Noi siamo pazienti. Come il direttore di Repubblica.
Continuiamo a porre la Sindaco le domande che gli abbiamo avanzato già quattro volte, pubblicamente.
Restiamo in attesa di risposta.
In genere chi non risponde è perché ha degli enormi scheletri negli armadio.
Ma, noi, siamo pazienti.
sabato 15 agosto 2009
lunedì 10 agosto 2009
Litigate fra di voi!
Comprendo che, ormai, ad Eboli si è avviata una campagna elettorale che sarà lunga, piena di veleni, tatticismi, riposizionamenti, tentativi di rifarsi una verginità, ma noi la lasciamo volentieri ad altri.
In altri termini: litigate fra di voi!
Noi abbiamo altro da fare: dobbiamo parlare di cosa vogliamo fare, partendo dalla constatazione del fallimento di questa amministrazione.
Valutazione nostra espressa in tempi non sospetti che coinvolge tutti che sono stati parte integrante o che, anche dall’opposizione, hanno taciuto e che si fonda su una convinzione: questa amministrazione col centro – sinistra non aveva nulla a che spartire.
Oggi la pietra dello scandalo diventa la proposta di scioglimento del consorzio PIP. Ennesima manifestazione di incapacità amministrativa di un Sindaco, che invece di porsi il problema di come rilanciarlo e dargli competenze e compiti scopre, oggi, il “costo”, e nulla dice sul come dovrebbe essere gestita l’area industriale. Spero non si pensi ad una sorta di consorzio ASI che, ovunque, è miseramente fallito.
Ma fa specie il fatto che nulla si dice sul fatto che in area PIP ormai assegnano lotti solo con l’articolo 17; che da anni non si emette un bando pubblico; che si consente alle aziende di avere il lotto in area PIP, di rinunciarvi, e di chiedere la variante per andarsene in area agricola; che non si revocano, dopo anni, le assegnazioni del lotto a chi non realizza.
Noi riteniamo che ci sia da fare una ricognizione delle assegnazioni, revocare quelle rimaste ferme, portare a saturazione l’area industriale, completare l’infrastrutturazione come previsto nel PIP.
Ragionare in termini di comprensorio con Battipaglia, per avere la più grande area industriale del Sud Italia ed ottenere l’uscita autostradale: area industriale Eboli – Battipaglia e portare a compimento la realizzazione dell’interporto.
Ma al fallimento sullo sviluppo economico di questa amministrazione, e che coinvolge tutti gli artefici è a 360°.
Nulla si dice rispetto all’agricoltura, che questa amministrazione ha completamente dimenticato.
Nulla si dice rispetto alle varianti al PRG che hanno determinato l’aggressione all’area agricola; che hanno contribuito alla frammentazione della proprietà terriera; che propone che il “Prato” diventi area d’espressione urbana, che accumula ritardi rispetto al Polo agro – alimentare, che porta all’attacco all’area dell’Istituto Orientale una delle più fertili della Piana.
Noi proponiamo che si recuperi una normativa urbanistica che tuteli il suolo agricolo, che consente l’accorpamento perché le nostre aziende stiano sui mercati, che si ponga in termini ultimativi la questione del Polo agro – alimentare vista come opportunità per la Piana tutta, che si incentivi il recupero dei borghi e delle strutture rurali di pregio, che si promuova il marchio D.O.C. dei prodotti della Piana in accordo con gli altri comuni dell’area; e sostenendo e facendo crescere manifestazioni come “la Grande Bufala”.
Nulla si dice rispetto ad un turismo che non è decollato. Dove le modifiche del PUAD che era pronto a partire, le sanatorie a nord della litoranea, l’accettazione passiva delle colate di cemento nella pineta e sulla spiaggia fino a mare, hanno bloccato qualsiasi disegno di sviluppo. Nulla si dice rispetto al progetto “Costa del Sele” rimasto sulla carta nel silenzio assoluto; e sulle proposte di villaggi turistici sepolte dalla burocrazia.
Noi proponiamo che si riprenda, in accordo con gli altri comuni, il piano “Costa del Sele” che definisce tipologia e qualità di posti letto sulla costa, che definisca i parchi a tema, la portualità diffusa, la mobilità sulla costa, la tipologia ed il materiale dei lidi.
Certo, questo va in netta contrapposizione col miraggio del “porto isola”, che questa amministrazione ha sponsorizzato senza pudore!
Il commercio è scomparso in questi anni.
Una crisi profonda su cui nessuno ha inteso discutere.
Ci si è avviati verso il grande Centro Commerciale, perdendo anni per sponsorizzare l’insponsorizzabile, e poi giocando sul G.A.C.P. senza nessuna analisi sulla ricaduta locale.
Noi proponiamo che vada assunto il commercio come risorsa della nostra economia, e che si sviluppino i centri commerciali naturali, a tutela del commercio di nicchia e di qualità a fronte dell’invasione di centri commerciali che corrono il rischio di desertificare la città.
Per lo sviluppo economico diventa importante anche “l’industria del mattone”. Nessuno ha detto nulla quando questa amministrazione bloccando, per meri interessi clientelari, la attuazione del piano regolatore, divenuto operante a dicembre 2004, ha bloccato anche l’edilizia; non un piano particolareggiato è stato approvato, neanche quelli di servizio per cui è titolato il comune (penso a quello dell’area ospedaliera); nessuno ha detto nulla mentre si ragionava e si proponevano le varianti ad personam al PRG.
Noi pensiamo che l’industria del mattone sia importante per l’economia di una realtà come la nostra, nel mezzogiorno d’Italia. Ma questa deve svilupparsi entro una programmazione del territorio, per evitare che confligga con gli altri momenti dello sviluppo economico: da quello agricolo, a quello turistico.
Questo è il terreno su cui vogliamo tenere la discussione, ricordando che noi, rispetto a questa armata Brancaleone che ha governato Eboli in questi 5 anni, siamo stati e siamo l’alternativa.
Ricordando che questa amministrazione nulla ha avuto o ha a che fare col centro – sinistra, visto che si è retta e si regge solo sui voti dei transfughi del centro – destra, e chiedendo, con nettezza chi cerca di rifarsi una verginità: ma dove eravate, mentre avvenivano gli scempi che hanno fatto tabula rasa dello sviluppo economico di questa città.
In altri termini: litigate fra di voi!
Noi abbiamo altro da fare: dobbiamo parlare di cosa vogliamo fare, partendo dalla constatazione del fallimento di questa amministrazione.
Valutazione nostra espressa in tempi non sospetti che coinvolge tutti che sono stati parte integrante o che, anche dall’opposizione, hanno taciuto e che si fonda su una convinzione: questa amministrazione col centro – sinistra non aveva nulla a che spartire.
Oggi la pietra dello scandalo diventa la proposta di scioglimento del consorzio PIP. Ennesima manifestazione di incapacità amministrativa di un Sindaco, che invece di porsi il problema di come rilanciarlo e dargli competenze e compiti scopre, oggi, il “costo”, e nulla dice sul come dovrebbe essere gestita l’area industriale. Spero non si pensi ad una sorta di consorzio ASI che, ovunque, è miseramente fallito.
Ma fa specie il fatto che nulla si dice sul fatto che in area PIP ormai assegnano lotti solo con l’articolo 17; che da anni non si emette un bando pubblico; che si consente alle aziende di avere il lotto in area PIP, di rinunciarvi, e di chiedere la variante per andarsene in area agricola; che non si revocano, dopo anni, le assegnazioni del lotto a chi non realizza.
Noi riteniamo che ci sia da fare una ricognizione delle assegnazioni, revocare quelle rimaste ferme, portare a saturazione l’area industriale, completare l’infrastrutturazione come previsto nel PIP.
Ragionare in termini di comprensorio con Battipaglia, per avere la più grande area industriale del Sud Italia ed ottenere l’uscita autostradale: area industriale Eboli – Battipaglia e portare a compimento la realizzazione dell’interporto.
Ma al fallimento sullo sviluppo economico di questa amministrazione, e che coinvolge tutti gli artefici è a 360°.
Nulla si dice rispetto all’agricoltura, che questa amministrazione ha completamente dimenticato.
Nulla si dice rispetto alle varianti al PRG che hanno determinato l’aggressione all’area agricola; che hanno contribuito alla frammentazione della proprietà terriera; che propone che il “Prato” diventi area d’espressione urbana, che accumula ritardi rispetto al Polo agro – alimentare, che porta all’attacco all’area dell’Istituto Orientale una delle più fertili della Piana.
Noi proponiamo che si recuperi una normativa urbanistica che tuteli il suolo agricolo, che consente l’accorpamento perché le nostre aziende stiano sui mercati, che si ponga in termini ultimativi la questione del Polo agro – alimentare vista come opportunità per la Piana tutta, che si incentivi il recupero dei borghi e delle strutture rurali di pregio, che si promuova il marchio D.O.C. dei prodotti della Piana in accordo con gli altri comuni dell’area; e sostenendo e facendo crescere manifestazioni come “la Grande Bufala”.
Nulla si dice rispetto ad un turismo che non è decollato. Dove le modifiche del PUAD che era pronto a partire, le sanatorie a nord della litoranea, l’accettazione passiva delle colate di cemento nella pineta e sulla spiaggia fino a mare, hanno bloccato qualsiasi disegno di sviluppo. Nulla si dice rispetto al progetto “Costa del Sele” rimasto sulla carta nel silenzio assoluto; e sulle proposte di villaggi turistici sepolte dalla burocrazia.
Noi proponiamo che si riprenda, in accordo con gli altri comuni, il piano “Costa del Sele” che definisce tipologia e qualità di posti letto sulla costa, che definisca i parchi a tema, la portualità diffusa, la mobilità sulla costa, la tipologia ed il materiale dei lidi.
Certo, questo va in netta contrapposizione col miraggio del “porto isola”, che questa amministrazione ha sponsorizzato senza pudore!
Il commercio è scomparso in questi anni.
Una crisi profonda su cui nessuno ha inteso discutere.
Ci si è avviati verso il grande Centro Commerciale, perdendo anni per sponsorizzare l’insponsorizzabile, e poi giocando sul G.A.C.P. senza nessuna analisi sulla ricaduta locale.
Noi proponiamo che vada assunto il commercio come risorsa della nostra economia, e che si sviluppino i centri commerciali naturali, a tutela del commercio di nicchia e di qualità a fronte dell’invasione di centri commerciali che corrono il rischio di desertificare la città.
Per lo sviluppo economico diventa importante anche “l’industria del mattone”. Nessuno ha detto nulla quando questa amministrazione bloccando, per meri interessi clientelari, la attuazione del piano regolatore, divenuto operante a dicembre 2004, ha bloccato anche l’edilizia; non un piano particolareggiato è stato approvato, neanche quelli di servizio per cui è titolato il comune (penso a quello dell’area ospedaliera); nessuno ha detto nulla mentre si ragionava e si proponevano le varianti ad personam al PRG.
Noi pensiamo che l’industria del mattone sia importante per l’economia di una realtà come la nostra, nel mezzogiorno d’Italia. Ma questa deve svilupparsi entro una programmazione del territorio, per evitare che confligga con gli altri momenti dello sviluppo economico: da quello agricolo, a quello turistico.
Questo è il terreno su cui vogliamo tenere la discussione, ricordando che noi, rispetto a questa armata Brancaleone che ha governato Eboli in questi 5 anni, siamo stati e siamo l’alternativa.
Ricordando che questa amministrazione nulla ha avuto o ha a che fare col centro – sinistra, visto che si è retta e si regge solo sui voti dei transfughi del centro – destra, e chiedendo, con nettezza chi cerca di rifarsi una verginità: ma dove eravate, mentre avvenivano gli scempi che hanno fatto tabula rasa dello sviluppo economico di questa città.
domenica 9 agosto 2009
La vicenda Aracne
Non c’è amministratore, della cosa pubblica, peggiore di chi per sottrarsi a proprie responsabilità cerca di scaricare su altri proprie leggerezze ed insufficienze.
La vicenda “Aracne” nè è una drammatica dimostrazione che corre il rischio di ricadere sui cittadini ebolitani rovinando definitivamente il bilancio di un comune che, anche senza la vicenda “Aracne”, è già sull’orlo del dissesto finanziario benché disperatamente negato. Non a caso avevamo lanciato l’allarme già sui conti 2007. Ora aspettiamo il consuntivo 2008, sapendo che nel frattempo si è aggiunta la partita dei rifiuti su cui la voragine sarebbe enorme, per avere conferma di una situazione davvero critica.
Sulla questione “Aracne”, noi continuiamo a proporre quei quesiti sui quali, fino ad oggi, non abbiamo avuto risposta benché più volte e pubblicamente avanzate:
1) È vero che la precedente Amministrazione Comunale ha adottato una delibera del 2004 con la quale si rigettava il progetto Aracne sulla base di opportuna relazione della struttura tecnica comunale?
2) È vero che su quella deliberazione venivano riportati tutti i pareri dei funzionari del comune senza che alcuno sollevasse eccezione in merito alla competenza della Giunta ad adottarla?
3) È vero che è stata l’attuale Amministrazione Comunale a decidere di resistere in giudizio sul ricorso Aracne?
4) Perché, se si continua a sostenere che l’Amministrazione precedente aveva commesso un errore (dettato “da furore ideologico”), la attuale Amministrazione non ha cercato un accordo con la controparte evitando il giudizio?
5) Chi ha affidato l’incarico legale, decidendo di non rivolgersi per una partita così delicata agli studi legali cui il comune, con ottimi risultati, si rivolge da anni?
6) È vero che il TAR aveva dato ragione al Comune di Eboli?
7) È vero che al Consiglio di Stato il comune di Eboli non si è presentato a perorare le proprie ragioni?
8) È vero che al Consiglio di Stato non è stata depositata, né è stata richiesta alla struttura tecnica, alcuna relazione sulla vicenda?
9) Chi ha quantificato e poi reso pubblico a mezzo stampa un danno di 10 milioni di euro che il Comune avrebbe dovuto pagare all’Aracne, visto che il consiglio di stato non ha quantificato esso il danno?
10) È vero che solo successivamente si è provveduto ad una perizia, da parte di un esperto appositamente incaricato, che ha quantificato il danno in 3,5 milioni di euro?
11) È vero che il Comune non ha avviato alcun tentativo di accordo bonario col privato, al punto che lo stesso avvocato del Comune ha dovuto sollecitare, per iscritto, l’ente ad assumere qualche decisione?
Noi rimaniamo in paziente attesa delle risposte.
La vicenda “Aracne” nè è una drammatica dimostrazione che corre il rischio di ricadere sui cittadini ebolitani rovinando definitivamente il bilancio di un comune che, anche senza la vicenda “Aracne”, è già sull’orlo del dissesto finanziario benché disperatamente negato. Non a caso avevamo lanciato l’allarme già sui conti 2007. Ora aspettiamo il consuntivo 2008, sapendo che nel frattempo si è aggiunta la partita dei rifiuti su cui la voragine sarebbe enorme, per avere conferma di una situazione davvero critica.
Sulla questione “Aracne”, noi continuiamo a proporre quei quesiti sui quali, fino ad oggi, non abbiamo avuto risposta benché più volte e pubblicamente avanzate:
1) È vero che la precedente Amministrazione Comunale ha adottato una delibera del 2004 con la quale si rigettava il progetto Aracne sulla base di opportuna relazione della struttura tecnica comunale?
2) È vero che su quella deliberazione venivano riportati tutti i pareri dei funzionari del comune senza che alcuno sollevasse eccezione in merito alla competenza della Giunta ad adottarla?
3) È vero che è stata l’attuale Amministrazione Comunale a decidere di resistere in giudizio sul ricorso Aracne?
4) Perché, se si continua a sostenere che l’Amministrazione precedente aveva commesso un errore (dettato “da furore ideologico”), la attuale Amministrazione non ha cercato un accordo con la controparte evitando il giudizio?
5) Chi ha affidato l’incarico legale, decidendo di non rivolgersi per una partita così delicata agli studi legali cui il comune, con ottimi risultati, si rivolge da anni?
6) È vero che il TAR aveva dato ragione al Comune di Eboli?
7) È vero che al Consiglio di Stato il comune di Eboli non si è presentato a perorare le proprie ragioni?
8) È vero che al Consiglio di Stato non è stata depositata, né è stata richiesta alla struttura tecnica, alcuna relazione sulla vicenda?
9) Chi ha quantificato e poi reso pubblico a mezzo stampa un danno di 10 milioni di euro che il Comune avrebbe dovuto pagare all’Aracne, visto che il consiglio di stato non ha quantificato esso il danno?
10) È vero che solo successivamente si è provveduto ad una perizia, da parte di un esperto appositamente incaricato, che ha quantificato il danno in 3,5 milioni di euro?
11) È vero che il Comune non ha avviato alcun tentativo di accordo bonario col privato, al punto che lo stesso avvocato del Comune ha dovuto sollecitare, per iscritto, l’ente ad assumere qualche decisione?
Noi rimaniamo in paziente attesa delle risposte.
Iscriviti a:
Post (Atom)